cibo immondizia

Nel mondo viene gettato nella spazzatura tra un terzo e la metà del cibo prodotto globalmente. Ogni anno, secondo le stime dell’ Institute of Food Technologists(Ift) di Chicago, finiscono nell’immondizia  1,3 miliardi di tonnellate di alimenti. Il cibo sprecato  potrebbe  sfamare la bellezza di un miliardo e 25 milioni di persone. Solo negli Stati Uniti lo spreco del cibo, intorno al 31%, vale 162 miliardi di dollari.

Il pianeta è generoso, come una brava madre, ci dona tutto quello di cui abbiamo bisogno . Grazie alle risorse della terra,  l’agricoltura tradizionale, con il supporto delle odierne conoscenze scientifiche,è in grado di sfamare dignitosamente tutta la popolazione mondiale. La balla del problema della sovrappopolazione non sta in piedi. La carenza di cibo riscontrabile anche nei paesi industrializzati, non è causata dall’aumento degli abitanti del pianeta, ma dal monopolio delle risorse alimentari e dallo spreco imposto dal modello economico in atto.

Nel momento in cui ci rendiamo conto di tutto il cibo che viene sprecato, come possiamo rimanere indifferenti al problema della denutrizione. La fame non è una sciagura del terzo mondo,  nella ‘ricca’ Australia un milione di bambini, per difficoltà economiche, salta la colazione o la cena.  Una società che spreca le risorse a disposizione invece di ridistribuirle non ha un futuro radioso, anzi denota grandi contraddizioni che ne minano la stessa sopravvivenza.

La globalizzazione pensata dalle multinazionali evidenzia l’avidità insita nella coscienza umana e costituisce il problema principale con cui ci dovremo confrontare nei prossimi anni. L’industrializzazione del cibo e la conseguente commercializzazione selvaggia ci allontana dalle nostre radici e dal valore del cibo come nutrizione per la salute.  Ci hanno fatto credere che il consumo è la via maestra per la prosperità economica, così abbiamo  barattato l’identità civica con il ruolo di consumatori. Lo sport più diffuso nella nostra società è riempire di schifezze un carrello.

Se vogliamo provare a uscire dalla matrix che ci tiene soggiogati, dobbiamo interrompere il circolo vizioso che  si regge sull’acquisto inconsapevole.  Possiamo ristabilire un circolo virtuoso con il pianeta producendo e acquistando del cibo sano e gustoso in funzione delle reali esigenze  di nutrizione.