5 Febbraio 2017
Eccoci di ritorno da questo piccolo viaggio nei luoghi del terremoto nelle Marche che ha avuto per noi un grande significato. Tecnicamente il viaggio è stato perfetto, furgone perfetto, spazio perfetto per tutte le cose che abbiamo raccolto e portato, infatti pareva calcolato apposta, le porte dietro si sono chiuse a malapena e, aprendole, siamo stati pronti a fermare ciò che inevitabilmente è subito caduto a terra… avevamo chiesto benedizione e protezione per questo viaggio e di certo non ci è stata negata.
Alle 9,30 circa eravamo già arrivati a Colli del Tronto, poco lontano da Ascoli Piceno sulla via per Amatrice, accolti dal sole e da una temperatura di 15 gradi, mentre sulle vicinissime montagne alte circa 300 metri con neve, tantissima neve a perdita d’occhio. Siamo stati ricevuti dall’amico Luciano, responsabile per questa zona delle BSA (Brigate di Solidarietà Attiva) e l’abbiamo seguito fino al loro magazzino dove abbiamo scaricato le nostre cose.
Qui si impone una parentesi per parlare di come sono e cosa fanno i volontari BSA. Si tratta di un gruppo ben organizzato e radicato sul territorio risultando subito evidente che sanno davvero cosa hanno nei loro magazzini, ottimizzando cosi distribuzioni e nuovi arrivi. Da questi magazzini, affittati e pagati da loro, ogni giorno partono ‘staffette’ per portare, quanto viene segnalato come necessario, ai loro vari punti di distribuzione nelle varie zone, troppe, zone critiche della regione.
Tutto è naturalmente gestito con l’aiuto di ragazzi volontari che si rendono disponibili a passare dei periodi più o meno lunghi lavorando con loro, chi per una settimana mentre altri sono sul posto dal mese di agosto. Tutti, nessuno escluso, gentili, cordiali e disponibili, ma sopratutto con quella intelligente umiltà di chi sa che sta facendo qualcosa di buono, non per sentirsi lodare ma perché è giusto e necessario.
Una volta scaricato il nostro furgone ci siamo resi disponibili per le consegne ricevendo la richiesta di occuparci di portare cose necessarie alle famiglie sfollate, sopratutto nella zona di Amatrice, nei tanti residence sulla costa. Abbiamo cosi incontrato queste persone constatando nei loro occhi la presenza, come visto in tanti altri occhi nelle precedenti emergenze in cui abbiamo potuto portare qualche aiuto, quella triste rassegnazione e quello smarrimento di chi all’improvviso non ha più nessuna certezza, non ha più le cose del quotidiano che tranquillizzano, cose sepolte ormai per sempre sotto le macerie delle loro case ricoperte dalla neve.
Una signora con cui abbiamo parlato un po’ più a lungo ci ha raccontato di aver perso anche il padre sotto quelle macerie, mentre la vecchia madre è stata estratta viva solo dopo molte ore, con qualche ossicino rotto ma viva. Questa signora ci racconta delle enormi difficoltà del loro quotidiano, difficoltà materiali certo, ma anche morali, vedendo e subendo le incongruenze, le ingiustizie, le rigidità e, in ultima analisi, la ‘disumanità’ della cosiddetta ‘macchina degli aiuti’.
Lei e la sua famiglia hanno deciso, di fronte alla iniziale possibilità di scegliere per avere una parvenza di normale vita famigliare, di trasferirsi in un appartamentino all’interno di un residence, non in un albergo, dove, invece, pare abbiano optato di andare la maggioranza degli sfollati. Invece ora succedono cose assurde legate agli aiuti “ufficiali’, cose come frequenti consegne di generi di prima necessità agli sfollati ospitati negli alberghi, che però garantiscono loro i pasti giornalieri a spese dello stato e nostre, risultando evidente che non ne hanno assolutamente bisogno.
Quelli nei residence invece hanno avuto qualche consegna nei primissimi tempi e poi mai più visto nessuno… poi le cose consegnate negli alberghi chissà, dice, dove vanno a finire… questi alberghi poi in aprile vorranno aprire per la stagione turistica e allora, gli sfollati, dove andranno a finire? Avendo una famiglia di 4 persone ha diritto a 700 euro al mese, per l’appartamento ne devono pagare 400 euro, e qui invece non si capisce proprio il perché chi è andato negli alberghi sia completamente spesato, e con il resto dovrebbero camparci…
A tutt’oggi sono ormai due mesi che non riceve questi soldi, per fortuna, dice, il marito il lavoro non l’ha perso e quindi l’affitto riescono a pagarlo ugualmente. Nella loro dignità non li sfiora nemmeno l’idea che potrebbero non pagare senza essere sfrattati, hanno solo dovuto cedere un po’ e chiedere aiuto alle associazioni di volontariato, esterne alla “macchina degli aiuti”, immaginando quale amarezza e tormento interiore stiano vivendo.
Da bravi complottisti la riflessione emersa è che magari, ancora una volta, queste cose siano orchestrate apposta per dividere la gente che condivide la stessa tragedia, per i tanti motivi che conosciamo, ma non andiamo a dirlo in giro…
Anche qui ci sarebbe poi tanto da dire, per esempio su come si muovono gli aiuti e i servizi “ufficiali” come l’ Enel che comunica, anche se risulta che non l’abbia mai detto nei vari telegiornali, che almeno per i prossimi due mesi non se ne parla di riprendere la distribuzione della corrente a causa del lavoro necessario per ripristinare o sostituire i tantissimi tralicci danneggiati o abbattuti dalla neve. A questo proposito vengono distribuiti voluminosi generatori diesel che notoriamente producono corrente solo se c’è il gasolio per farli funzionare, ma pare che non succeda sempre che il combustibile sia disponibile.
C’è poi il problema delle “casette” che non arrivano, anche se ci sono tante fabbriche in Europa che le producono, possibile che a livello governativo non si possa intervenire per dare, o anche obbligare, la priorità per quelle che servono per questa emergenza? Sulle centinaia che ne servono 25 sono arrivate ed assegnate estraendo a sorte gli assegnatari… se io fossi stato in quella situazione e fossi poi stato il fortunato estratto, mi sarei sentito male nel guardare in faccia gli amici “sfortunati”… vuoi vedere che anche qui c’è da pensare da complottisti !?
Riguardo a queste casette abbiamo poi sentito che vengono pagate circa 70.000 euro l’una… ora, io personalmente, so per certo, avendo lavorato per qualche tempo nel turismo e proprio nel comparto delle “mobil home”, altrimenti dette “casette”, che la più grande e meglio rifinita con veranda, salone\cucina, tre camerette da letto e due bagni, ovviamente col riscaldamento e condizionamento, non costa più di 40.000 euro… mi chiedo, possibile che solo un complottista arrivi a chiedersi dove vanno a finire quei 30.000 euro spesi in più??
Ci sono tante altre storie da raccontare e una delle volontarie che abbiamo conosciuto, la dolce e vulcanica Francesca, ci ha promesso che ce le racconterà appena finisce il turno di lavoro volontario la prossima settimana, aspettiamoci quindi di poter conoscere altre cose, certo più approfondite ed interessanti al più presto possibile.
Emanuele e Francesco