Ma quanto ci vuole bene Facebook, e quanto ha a cuore le nostre vite, consentendoci di condividere, come mai in passato, ogni istante delle nostre esistenze.
La solitudine è ormai un lontano ricordo, ora con i social tutto è a portata di mouse, basta accendere uno schermo e tutto si dipana, tutto si “risolve”, attraverso gesti compulsivi che erodono continuamente la nostra umanità.
L’amore non ha limiti, deve pensare Lovebook, nessuno deve rimanere da solo, da qualche parte, nell’universo c’è un’anima gemella che ci sta cercando, quindi, perché non sfruttare la ramificazione di Facebook in modo tale che la si possa trovare?
Niente paura, è in arrivo la pubblicità su Facebook, un nuovo servizio che si chiama Lovebook, in grado di farci trovare l’amore in Rete, semplicemente pagando dai 15 ai 60 dollari, una vera e propria campagna pubblicitaria basata sulla creazione di una pagina personale.
L’autore si chiama Cj James, bastano tre foto, come per rinnovare la patente di guida, e indicare i nostri interessi, poi ci penseranno i potenti mezzi di Facebook a fare il resto, “targhetizzando” l’offerta, così da raggiungere con l’annuncio le persone che potrebbero essere interessate.
Quanta fatica trovarsi l’anima gemella, troppo umano coltivare relazioni per poi, eventualmente, approfondire la cosa, meglio rimanere a casa a “cincionare” sul computer e aspettare che la campagna pubblicitaria faccia il suo effetto, lasciando a Lovebook la cernita amorosa, con l’illusione che, restringendo la cerchia, non andremo incontro a brutte sorprese.
Siamo davanti all’amore come bene di consumo, come se dovessimo comprare online un capo d’abbigliamento, basta solo lasciare per strada, come novelli Pollicino, dati sensibili, delegando a Lovebook il compito di scegliere che cosa è meglio per noi.
Il cuore del sistema è Atlas, la piattaforma lanciata dal social network lo scorso giugno, un’altro modo per sottrarci informazioni e dati personali, il single diventa un prodotto da vendere, e per fare questo c’è bisogno di fare marketing.
Nella vita ci vuole buon senso, ma soprattutto non essere disposti a delegare la propria responsabilità, ritenendo di poter vincere facile, mentre invece è esattamente il contrario.
Facebook è sempre più simile ad una tramoggia dove il reale intento è quello di depredare le nostre vite, saccheggiandole a piene mani, vite che sono ormai diventate dei post it che ognuno possa consultare.
Facebook vuole che che diventiamo drogati, con l’illusione di poter smettere qualora lo volessimo, continuando a scrollarci per bene, perché nulla deve rimanere segreto, altrimenti la socialità se ne va a quel paese, e per essere in Rete, non possiamo avere una vita nostra.
L’amore è passione, con tutti gli annessi e connessi, e c’è veramente poco o nulla di tutto questo in una fredda campagna pubblicitaria, d’altra parte, non ci sono più le “campagne” di una volta, quelle in cui ci si avventurava mano nella mano e con il cuore in tumulto… ormai, anche per questo, ci proporrano un microchip per simulare i vecchi tempi.
Rimaniamo umani che è meglio, perché l’alienazione è una strada senza ritorno.