La notizia che Angelina Jolie si è fatta togliere le ovaie e le tube di falloppio per paura di ammalarsi di tumore mi ha colpito in modo particolare, considerando anche il fatto che due anni fa si sottopose ad una doppia mastectomia, sempre per lo stesso motivo.
La motivazione addotta riguarda la mutazione di un gene, il BRCA1, il quale, espone Angelina Jolie al rischio di contrarre un cancro al seno nella misura dell’87%, mentre per quanto riguarda il cancro alle ovaie, il rischio è del 50%. Altro dato importante, che ha inciso nella decisione presa, riguarda il fatto che la madre, la nonna e la zia di Angelina Joolie sono tutte morte di tumore.
Lo stesso oncologo, Umberto Veronesi, ha definito questa scelta sacrosanta, ringraziando, a nome del mondo medico, Angelina Jolie, che con il suo “outing” rende note queste problematiche, indicando che esistono test che rivelano il fattore di rischio genetico e la possibilità di un percorso terapeutico.
Ognuno è libero di fare quello che vuole con il proprio corpo, e non entro nel merito della scelta di Angelina Jolie, rispettando il percorso che ha deciso di compiere, certamente non scevro di una grande sofferenza, sia dal punto di vista fisico che psicologico. I dubbi che provo e la tristezza che mi attraversa derivano dal messaggio che una figura pubblica come Angelina Jolie può veicolare, alimentando paure che, non sempre, potranno necessariamente concretarsi sul piano fisico.
Esistono dati scientifici che vanno tenuti in considerazione, ma esiste anche il fatto che il futuro sempre incerto è, dipendente da ciò che stiamo seminando e che inevitabilmente raccoglieremo. Questo è indimostrabile, ma sappiamo quanto le paure portino ad azioni che le alimentano, e con esse la possibilità di peggiorare le cose.
Togliere il sintomo, o il luogo ove certe energie dovrebbero andare a scaricarsi, non significa togliere le cause che hanno generato il tutto, correndo il serio rischio che le stesse energie vadano a scaricarsi in un altro punto del corpo, probabilmente con danni ancora più ingenti. La prevenzione è importante e non si può fare di tutta un’erba un fascio, ma si spera che le scelte non debbano essere automatiche, ma discriminate di volta in volta.
Il rischio, per quanto mi rigurda, è quello di una escalation, dove le multinazionali del farmaco la fanno da padrone, sospingendo gli esseri umani verso una guarigione percepita come possibile, per poi farli ritrovare in un vicolo cieco, incapaci di discriminare la reale portata di ciò che stanno vivendo. Mettersi nelle mani di una medicina con i paraocchi, orientata verso il profitto generato da situazioni irreversibili, rappresenta un vero e proprio bancomat con il quale si prelevano quantità ingenti di umanità… e non appare certo un buon affare.
Ormai, anche il sintomo più banale ci rimanda alla pillola, se poi non basta ci sono i vaccini, se tutto questo ancora non basta si tagliano e si asportano parti del corpo, e poi… Non mi sembra questa la strada giusta, una strada che ci porta a delegare sempre di più la nostra umanità, togliendoci la fiducia in futuro che può cambiare, invece di affidarci alla condanna senza appello delle fredde cifre.
Tutto questo, naturalmente, per il nostro bene, ma se pensiamo ai valori di rischio del colesterolo che sono stati abbassati per favorire un maggiore consumo di farmaci, lo stesso dicasi per la pressione e per altre sintomatologie, che cosa possiamo aspettarci per il futuro? Cosa faremo se avremo a disposizione tabelle che ci indicheranno che, oltre un certo valore, l’insorgere del tumore sarà quasi inevitabile?
Alla fine di questo articolo il senso di tristezza non mi ha abbandonato, perchè le multinazionali del farmaco alimentano le paure proponendo facili soluzioni… non è questa la strada giusta. Vorrei che fosse il contrario, vorrei che fosse alimentata la speranza, vorrei che fosse insegnato che il futuro, sulla base delle paure, è più certo rispetto ad un futuro basato sulla fiducia nelle proprie possibilità.