Sembra di essere in film degli anni ’30, in particolare Duck Soup, che in Italia arrivò con il nome di: La guerra lampo dei Fratelli Marx, una storia ambientata a Freedonia, immaginario Stato dell’Europa centrale. Nella crisi ucraina i nomi che emergono sono perlopiù ignoti e capaci di suscitare curiosità. Gli ultimi, in ordine di apparizione, sono la Feodosia e la Transnistria. Purtroppo questo non è un film, ma l’escalation di un desiderio di trovare sempre più pretesti che conducano ad una guerra scontata e necessaria.
Vladimir Putin si sente come in una boutique, venendo preso da shopping compulsivo. La Crimea è servita per rompere il ghiaccio con tanto di ponte già progettato per poterla unire anche fisicamente alla Madre Russia… ma questo puzzle non appare ancora completato. Notizia di oggi il tentativo in atto di occupare una base navale in Feodosia, una delle poche strutture militari ancora battenti bandiera ucraina, in Crimea.
Intanto prosegue il dispiegamento di forze con truppe russe al confine con l’Ucraina. Testimoni oculari hanno visto arrivare diversi reparti militari nelle zone di confine, anche se non ci sono stati sconfinamenti per ora, manovra che ha indotto gli Stati Uniti ad un severo avvertimento come risposta. “L’obiettivo di Putin non è la Crimea, ma tutta l’Ucraina”, ha detto Andriy Parubiy, segretario del Consiglio di sicurezza nazionale e di difesa dell’Ucraina.
Nel mirino dell’oligarca russo vi è ora anche la Transnistria, e si teme che questa regione russofona della Moldavia possa essere annessa da Mosca. La situazione non allarma solo Kiev, ma anche la comunità internazionale, che oggi con il G7 si ritrova all’Aja in Olanda, occasione anche di un incontro tra il Segretario di Stato Usa, John Kerry e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov.
L’ex primo ministro del Lussemburgo Jean – Claude Juncker, candidato alla presidenza della Commissione europea, ha invitato l’UE a non permettere che la Moldavia divenga la prossima vittima della Russia dopo l’Ucraina, aggiungendo inoltre, l’importanza di firmare rapidamente un accordo di associazione con la Moldavia da parte degli europei.
La Transnistria, come riportato da wikipedia, è uno stato indipendente non riconosciuto a livello internazionale, essendo considerato parte della Repubblica di Moldavia, ed è governato da una amministrazione autonoma con sede nella capitale Tiraspol. La regione, precedentemente parte della Repubblica socialista sovietica moldava (una delle ex – repubbliche dell’Unione Sovietica), dichiarò unilateralmente la propria indipendenza come Repubblica Moldava di Pridnestrovie il 2 settembre 1990. Il 18 marzo 2014 la Transnistria ha chiesto l’adesione alla Russia in seguito all’annessione unilaterale della Crimea.
Questi accadimenti corrono il rischio di creare un effetto domino sempre più percepito sul fronte internazionale. Per esempio il premier canadese Stephen Harper accusa il presidente russo, Vladimir Putin, di spingere altre nazioni ad “armarsi”, mettendo così a repentaglio la stabilità internazionale. Il Canada esprime le sue preoccupazioni, anche sulla base del fatto che sul proprio territorio sono presenti 1 milione di persone di origine ucraina.
Altro esempio è rappresentato dalla Polonia, che per voce del ministro della Difesa Tomasz Siemoniak, ha chiesto il 22 marzo scorso di rafforzare la presenza militare degli Stati Uniti in Polonia. Secondo lui Washington è a favore di questa idea, ma nessuna decisione è ancora stata presa al riguardo. Il vicepresidente americano Joe Biden ha visitato la Polonia recentemente e confermato in questa occasione la disponibilità a considerare questa richiesta.
Notizia dell’ultimo momento la Duma, la camera bassa dell’Assemblea Federale della Federazione Russa, ha inviato al ministro degli Esteri polacco, una lettera contenente la proposta di dividere con la Polonia il territorio ucraino.
Dividi e impera, questo motto vale ancora e oggi un po’ di più, e i russi stanno facendo leva proprio su questo alimentando spinte separatiste presenti in ognuna delle parti in gioco.