È una tranquilla domenica di marzo, un timido sole riscalda l’aria fresca e pungente tipica delle zone di montagna. Nel prato vicino al mio giardino ci sono due fratellini che giocano a pallone, le loro risate e le loro vocine gioiose mi scaldano il cuore e una grande commozione mi pervade. Ma cosa ci sarà mai di commovente in due fratellini che giocano? Se oggi fosse una domenica come tante, di un marzo qualunque, quello che ho appena descritto sarebbe la quotidianità. Ma questa non è una domenica qualunque, questa è una domenica di marzo 2020, data che rimarrà impressa nelle nostre menti e nei nostri cuori per sempre. Tutto quello che davamo per sicuro e scontato ora non lo è più. La nostra libertà di cittadini e di esseri umani, ci è venuta meno in un batter di ciglio. E questa volta è reale, non è la scena di un film apocalittico, né tantomeno il servizio del telegiornale che ci racconta di luoghi sperduti e lontani. Questa volta è qui, nel mondo che noi occidentali chiamiamo civilizzato. E siamo in gabbia, una gabbia dorata formata dalle nostre belle case, ma pur sempre una gabbia. Un nemico piccolo piccolo ci sta obbligando a restare rintanati, non possiamo uscire, non possiamo incontrarci né fare alcun tipo di attività. Le nostre vite sono state stravolte da un giorno all’altro.
L’essere umano si sa, è un animale sociale, fa parte del nostro dna. Da che mondo è mondo i popoli hanno sempre vissuto in comunità, abbiamo bisogno del contatto umano, noi siamo quello. Le cose fatte da soli sono sempre meno potenti rispetto a quelle fatte in gruppo, ognuno di noi è portatore di una visione diversa, di qualità diverse che insieme fanno il bello.
Ed ora, questo nemico piccolo piccolo, sta cercando di separarci come umanità, cerca di dividerci, ci rende sospettosi gli uni con gli altri. Le persone sono sempre più distanti tra loro, persi nel loro vortice di paura ed angoscia; odio e rabbia aumentano.
Voglio fare un passo indietro, ritornare all’inizio di questo articolo, ai due fratellini che giocavano allegramente in giardino. Ecco, la stessa scena è successa anche nel giardino di casa di una mia amica. Questa ragazza ha un animo buono ed allegro, lavora a contatto con i bambini che sono la sua ragione di vita. Ebbene, la sua reazione, nel vedere questi bimbi all’aperto, non è stata di gioia, tutt’altro. È uscita in terrazzo e li ha mandati via, chiamando poi i vigili per una sorta di “denuncia”. Questo è ciò che la paura e l’angoscia stanno creando negli esseri umani, arrivare a denunciare due bambini perché stanno giocando all’aria aperta, da soli nel loro giardino di casa. Se qualche mese fa avessi detto a questa mia amica che avrebbe denunciato due bambini perché stavano giocando, mi avrebbe dato della pazza! Ed invece… Paura ed angoscia ci fanno perdere il controllo, creano in noi uno stato di tensione continua, percepiamo gli altri come nemici.
Questo essere piccolino deve averla studiata proprio bene per riuscire a tenere in scacco una intera popolazione, bloccandone non solo la vita ma anche il senso di comunione e fratellanza.
Proviamo imbarazzo e diffidenza se incrociamo qualcuno nella corsia di un supermercato oppure dal benzinaio, scappando come gatti. Visi contriti e sguardo basso. E invece basterebbe così poco… un sorriso per esempio. Non c’è bisogno di un abbraccio, non c’è bisogno di superare quel fatidico metro che ci è stato imposto. Il sorriso non ha barriere, e la forza del cuore ancora meno. Siamo senza dubbio divisi sul piano fisico, ma questo non ci deve dividere come umanità. Se la globalizzazione ha accorciato le distanze fisiche ma ci ha allontanato come persone, perché non approfittiamo di questo momento particolare in cui tutto è rallentato, in cui i ritmi non sono più così serrati, per ascoltarci, per guardare noi stessi e gli altri con occhi diversi? In un momento in cui dobbiamo stare a distanza di sicurezza gli uni dagli altri, tentiamo di eliminare le barriere dei cuori. A volte un sorriso può cambiare la giornata, ci avete mai fatto caso? Sarà capitato a tutti di avere una giornata storta oppure un peso nel cuore, e di incontrare qualcuno che con una buona parola oppure un sorriso ci ha portato un po’ di serenità. Piccoli gesti che smuovono universi. Impariamo a sentirci uniti tra di noi nei cuori, in un momento in cui siamo divisi nello spazio.
E allora, anziché riempire i social di tante belle parole e scritte “andrà tutto bene”, facciamo qualcosa di concreto, nel nostro piccolo. Restiamo uniti, riscopriamo il nostro essere animali sociali, riscopriamo il senso di comunità.
E poi, riprendiamoci il pianeta, ma ancor prima riprendiamoci la nostra umanità.
Articolo di: Sara Zanella per Commissione Rip Scienza