Puntiamo sulla gente. Nonostante di questi tempi sia difficile portare a casa la pagnotta e la distruttività dilaga, scommettiamo sull’umanità. Oltre gli steccati ideologici e la contrapposizione imperante vi sono degli uomini in cammino. Rendiamo onore agli eroi, ai santi e alle persone eccezionali ma non dimentichiamo che il vero motore propulsivo è l’attività della gente.
Per la festa della liberazione del 25 aprile, in diversi, abbiamo raggiunto a piedi Valibona, un piccolo borgo della provincia fiorentina alle pendici del Monte Maggiore. Questo luogo è noto per la battaglia del 3 gennaio 1944 tra una formazione partigiana e i fascisti repubblicani. La brigata dei Lupi Neri rappresenta il primo esempio di Resistenza militare in Toscana. Era guidata da Lanciotto Ballerini, caduto sotto i colpi del nemico per salvare i suoi compagni da morte certa, in un atto eroico per il quale fu decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Le strutture di potere ci hanno imbrigliato facendo leva sul desiderio di un mondo più giusto ed i risultati nefasti sono sotto gli occhi di tutti, ma non potranno nascondere la verità per sempre. Durante la commemorazione dei caduti la commozione era palpabile e il canto dell’inno partigiano è divenuto un trampolino di lancio per sentire, magari solo per un attimo, la voglia di costruire, insieme, un mondo migliore.
Il 26 Aprile mi trovavo a Roma per lavoro. Ho avuto modo di osservare quella massa di persone che si è data appuntamento nella città eterna per festeggiare la santificazione dei papi Roncalli e Wojtyla. Vista l’invasione dei fedeli, non è stato facile accedere ai mezzi pubblici. Secondo i dati , circa un milione di persone è arrivato a Roma in quel week end di fine aprile. La cerimonia di canonizzazione ha palesato delle contraddizioni. Nonostante la grande popolarità, i due papati di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II non sembrano esenti da pecche. Ma più che altro i denari per organizzare l’incontro sono arrivati da sponsor molto discutibili come Nestlè, Eni e alcune banche. Soggetti ben lontani da applicare le basilari norme cristiane, anzi rappresentano la concrezione sul piano fisico di un male che ci attanaglia. Però è stato bello mischiarsi a quei pellegrini e nutrirsi, così, dell’afflato che spinge a percorrere migliaia di chilometri pur di testimoniare con la presenza la propria riconoscenza.
Il 28 aprile è arrivata a Firenze la carovana dei semi ideata da Vandana Shiva. Mi dispiace non aver partecipato all’incontro, un guasto alla macchina mi ha bloccato. L’organizzazione fondata dalla Shiva ha formato 7.000 donne indiane al lavoro agricolo tradizionale e ha creato una banca dei semi autoctoni. Il programma della festa prevedeva la consegna di semi antichi ai bambini, affinché ne divenissero i futuri custodi. Inoltre è stato un momento di incontro tra le associazioni che si battono contro l’introduzione in agricoltura di organismi modificati geneticamente e la cittadinanza. Le critiche a certi movimenti evidenziano la mancanza di praticità e di apertura verso il progresso, ma è innegabile che la loro attività permette di dare voce al sentire di tante persone che vogliono salvaguardare l’umanità e il pianeta dall’avidità delle multinazionali. Chi controlla i semi tiene in mano il futuro, la posta in gioco è alta, per questo in molti si stanno attivando per contrastare l’industria agrochimica della morte e ritornare, così, ad una agricoltura tradizionale. Ognuno dei tre eventi è stato reso bello da un comune denominatore. L’attività delle persone fa la differenza, quando la gente partecipa la bellezza si impadronisce di quel momento e il cielo si avvicina alla terra. Il vero evento siamo noi. Viva la gente .