Siamo lieti di poter registrare in questo ultimo scorcio dell’anno, almeno due buone notizie e non per un doveroso omaggio al clima natalizio, ma perchè sono successe davvero:
Saltano le perforazioni petrolifere in Adriatico.
La legge di stabilità contiene un emendamento che ripristina la fascia di rispetto di 12 miglia dalla costa per le perforazioni petrolifere in Adriatico. Questo ha suscitato molta speranza perchè se così fosse scomparirebbero Ombrina e decine di altri pozzi progettati lungo la costa adriatica.
La società Intergas Più S.r.l, insieme ad altre compagnie petrolifere ( rockhopper- medoilgas italia spa- società gas della concordia spa,) aveva ottenuto il permesso nel dicembre 2007 per la realizzazione della piattaforma petrolifera Ombrina Mare a 6 Km dalla costa dei Trabocchi ( zona San Vito Abruzzo) dal Ministero dell’Ambiente, collegata con una grande nave riadattata per diventare una vera e propria raffineria galleggiante ancorata a 10 Km dalla costa. Contro questo progetto combattono senza sosta da allora organizzazioni sociali locali, semplici cittadini, Comuni coinvolti e Regione Abruzzo, registrando una alternanza di situazioni più a favore che contro la realizzazione del progetto. Pare però che la perseveranza della gente, dei governi locali e del movimento che si è creato intorno al problema, che dovrà comunque vigilare ancora a lungo, riesca a scongiurare uno dei tanti scempi ambientali a favore del profitto, contro la bellezza, la salute e la vita.

Vincono gli ulivi
Gli alberi d’ulivo, che dovrebbero essere abbattuti per l’emergenza xilella, secondo il commissario straordinario Siletti, sono stati preventivamente sequestrati dalla Magistratura
“ …per impedire che si sradichino sulla base di decisioni poggiate su falsi presupposti, sia scientifici sia, di conseguenza, amministrativi.
Diffusione di fitopatologia, falso ideologico, violazioni colpose e dolose delle disposizioni ambientali, deturpamento di bellezze naturali, turbativa violenta del possesso di cose immobili. Queste le ipotesi di reato individuate dalle magistrate Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci della Procura di Lecce che hanno appena concluso le indagini sulla “frode xylella”. I nomi delle persone che stanno ricevendo gli avvisi di garanzia sono pubblici e tra di loro c’è anche Giuseppe Silletti, 63 anni, comandante regionale del Corpo Forestale e commissario straordinario per l’emergenza xylella.
Le pm hanno incaricato un pool di esperti per verificare i presupposti scientifici su cui si sono basate le decisioni prese dalla Regione Puglia e comunicate alla Ue, che hanno riscontrato l’esistenza sul territorio di ben 9 ceppi di xylella fastidiosa, non uno solo, come affermato dai ricercatori del CNR.
Questo induce a concludere che è molto verosimile che la xylella sia presente nel Salento da molto tempo e che si sia nel tempo mutata geneticamente, come è normale facciano i batteri per adeguarsi all’ambiente in cui vivono. Oppure che sono state introdotte più tipologie di xylella che poi si sono mescolate tra loro. Di certo si può affermare che diversi tipi di xylella sono presenti da molti anni e da molto tempo prima rispetto a quando è stata comunicata la sua presenza alla Ue da parte dell’Istituto fitosanitario regionale, cioè il 15 ottobre 2013.
Il Piano Silletti bis dunque è definitivamente fallito: da una parte il sabotaggio dei cittadini,che hanno bloccato le ruspe, ponendo i loro corpi tra i mezzi meccanici e gli alberi, occupando le strade e la ferrovia; dall’altra le decine di ricorsi al Tar e i due ricorsi alla Corte di giustizia europea; infine la Procura, che ha bloccato lo sradicamento degli ulivi, sequestrandoli.” ( Associazione Italiana per L’Agricoltura Biologica)

Grazie a tutte le persone che con perseveranza riescono a far trionfare il rispetto per la Vita.