Nel 2014, 15mila aziende in Italia, sono fallite a causa della crisi, 82mila dal 2008, determinando la perdita di 1 milione di posti di lavoro. I numeri arrivano dall’osservatorio del Cerved, una delle principali agenzie di rating in Europa.
La crisi morde e non lascia la presa, aiutata da una politica che se ne frega, tutta intenta ad autocelebrarsi, spartendosi un elettorato che deve essere orientato verso vicoli ciechi per poi essere disperso.
La politica invece non fallisce mai, e non importa se il Paese è sempre più sul lastrico alle prese con una crisi senza fine, non importa che abbia dimostrato ampiamente di essere incapace di tutelare i diritti inalienabili dei cittadini, sempre più simili a mucche da mungere a ritmo continuo, non importa… perché a loro non importa.
Poi li senti parlare nei salotti televisivi, ognuno con la sua ricetta per risolvere la crisi, sempre con qualche colpevole da indicare, senza mai produrre qualcosa di chiaro da mettere in atto ponendo fine a questa girandola che ci fa girare la testa… da un’altra parte si spera, dove poter cogliere qualcosa che almeno abbia una parvenza di umanità.
Questi agiscono come se questo Paese non fosse il loro, un Paese di cui non fanno parte, figurarsi se sentono di appartenere a questo pianeta. Si comportano come se non avessero cittadinanza, vuoi vedere che sono veramente alieni a questa umanità, e quando va bene solo “posseduti”?
Di un bene che non si trova più perché sottratto da qualcuno e mai restituito, si dice che è passato in cavalleria, ma si potrebbero aggiornare i dizionari aggiungendo che, oltre che in cavalleria è passato anche alla cavalletta, visto che la loro voracità è sotto gli occhi di tutti.
Qui ci vuole una rivoluzione non violenta, una rivoluzione delle coscienze, bisogna che ognuno rafforzi la propria umanità, impedendo che venga erosa e depredata, rendendo il tutto un impasto nel quale diverrà sempre più difficile riconoscerne gli ingrediente.
Rimaniamo umani, coltivando il Buono, il Bello ed il Vero, senza scivolare verso una passività che ci imbriglia dandoci la sensazione che tutto sia uguale, talmente uguale che è inutile contrapporsi.
Rimaniamo umani, e il resto verrà di conseguenza.