Lo spettacolo è andato in onda. Matteo Renzi, l’attore principale, è entrato in scena ed ha presentato la riforma del lavoro agli italiani. Dopo aver letto il copione, si è detto sicuro di aver imboccato la “svolta buona” per l’Italia. Secondo il piazzista fiorentino il Jobs act favorirà la ripresa dell’occupazione e riorganizzerà gli ammortizzatori sociali. Le misure del provvedimento, che seguirà l’iter parlamentare, prevedono per i contratti a termine l’innalzamento da 12 a 36 mesi e la semplificazione delle proroghe. Per far fronte alla disoccupazione giovanile oltre a rinforzare l’apprendistato, verrà istituito un fondo di 1,7 miliardi stanziato dall’Europa. Il fondo Garanzia giovani dovrebbe garantire a chi ha tra i 18 e i 29 anni un’occasione di lavoro o di proseguire gli studi.
Poi irrompe sulla scena il ministro Paoletti, che al grido la Coop sei tu ma i soldi li “pappiamo” noi dichiara che con il Jobs act verrà introdotto un assegno di disoccupazione universale, dismessa la cassa integrazione in deroga e semplificati i contratti. Come attrice non protagonista da il meglio di sé la milanese Susanna Camusso, che, in linea con la storia recente della CGIL, continua ad interpretare personaggi perdenti. Per la old style Camusso il pacchetto lavoro del governo Renzi aumenta la precarizzazione e svaluta il periodo formativo dell’apprendistato. Secondo la caratterista, Renzi, togliendo regole e tutele, sta andando nella direzione sbagliata, così non fa ripartire l’economia e l’occupazione.
Invece Confindustria rimane defilata. Squinzi nel ruolo del “ giudice misurato” che si batte per la giustizia sociale propone di dare tutto ai ricchi affinché l’economia riprenda la sua corsa, per questo non sfodera gli artigli del cattivo e si dimostra “cautamente” ottimista nel giudicare Renzi, come una formula 1. Riservandosi di dare il verdetto definitivo quando vedrà nei fatti l’attività del governo.
I protagonisti della scena politica italiana interpretano il copione ricevuto.Così riescono a curare bene il loro orticello, ma ognuno se ne infischia del bene comune. Questo modo di intendere la politica ci ha ridotti nello stato in cui siamo. Assistiamo ad un brutto spettacolo da troppo tempo. Andiamo oltre la proiezione di questa politica. Ripensiamo alla solidarietà come l’unico modo possibile per uscire dalla crisi in cui siamo precipitati.