Come in tutte le cose occorre buon senso, e per quanto riguarda la tecnologia possiamo tranquillamente affermare che non abbonda, anzi latita proprio. La notizia riportata ieri da Repubblica.it ce lo conferma, affermando che i tablet e gli smarthphone ritardano l’apprendimento dei più piccoli.
Non è che per questo gli adulti ne siano fuori, anzi come si dice dalle mie parti, ci sono dentro a piedi pari, complici nei confronti di figli o nipoti, nell’utilizzo frenetico di questi strumenti i quali sono utilizzati per attività poco responsabili e consapevoli, attività che debbono rendere compulsive le nostre azioni, così da legarci emotivamente.
Gli adulti spesso si vantano delle capacità tecnologiche dei loro figli, oppure non danno il giusto peso ad una tecnologia sempre più invadente, invece dovrebbero preoccuparsi perché, da una ricerca del Cohen Children’s medical center di New York emerge un allarme.
I bambini sono sempre più tecnologici e hanno messo da parte i giochi tradizionali, ciò comporta l’avere a che fare con strumenti che non sono educativi, manifestando ritardi nello sviluppo del linguaggio. Questo studio è stato presentato durante il congresso della Pediatric Academic societies and Asian Society for Pediatric Research in corso a Vancouver in Canada.
È evidente che un uso sempre più precoce di tablet e smarthphone non può sostituire il contatto diretto con i figli, il quale rappresenta la miglior fonte di apprendimento. Delegare a questi strumenti infernali l’apprendimento dei bambini, significa abbandonarli a loro stessi, venendo messi nella condizione di fagocitare ogni tipo di informazione, le quali vengono assorbite senza alcun filtro.
Possiamo dire che i tempi sono questi, e che non possiamo fare a meno della tecnologia.. in parte posso essere d’accordo, ma per quanto riguarda i bambini sono contrario, perché vengono proiettate su di loro aspettative da parte dei genitori, i quali tendono a rinunciare alla loro responsabilità.
Genitori apprensivi davanti a tutto, ma “tranquilli” se il loro bambino possiede un cellulare, con il quale placare la loro ansia sapendo di poterli rintracciare in ogni momento. Siamo in presenza di una tecnologia che rapisce le coscienze. Non basta sapere dove sono, ma bisogna metterli nella condizione di vivere una vita reale, raccontata dal vivo da un adulto di cui si ha fiducia, un eroe della vita quotidiana che ti prenda per mano, indicandoti che non esiste problema senza soluzione.
Invece, consentiamo loro di scaricare applicazioni su applicazioni, ma in questo modo avranno un “Bignami”, un riassunto della vita, nel quale saranno omesse le parti più importanti che parlano del cuore e della condivisione, ma poi questo riassunto da dove viene? Secondo me giunge da luoghi dove l’intento è quello di inibire il tesoro più grande che possediamo, le nuove generazioni sempre più abbandonate a loro stesse.
In Gran Bretagna hanno riscontrato che i bambini delle materne sanno far scorrere uno schermo, ma non hanno le abilità cognitive per usare le costruzioni, oltre ad avere difficoltà nelle relazioni con i compagni e gli insegnanti.
Basta comunque guardarsi attorno per averne la conferma di tutto questo, e magari fermarsi un attimo a valutare che cosa è veramente importante nella nostra vita. I bambini debbono stare al primo posto in questa ideale classifica, e gli adulti debbono darsi disponibili a cambiare, perché essi rappresentano i gradini attraverso i quali le nuove generazioni potranno compiersi.
Dobbiamo aiutare i nostri bambini a vivere una vita nella quale la condivisione sia reale, a che serve creare loro un mondo virtuale, se non ad alimentare le paure così che da adulti saranno frustrati e potenziali utilizzatori di psicofarmaci.
Restiamo umani, non esiste niente di più bello se non tramandare questa antica tradizione, contrapponendosi con l’amore a tutte quelle forze alienanti che cercano di soppiantare il genere umano rendendolo sempre più svuotato di vitalità.