Il Bosco Verticale di Milano, progettato da Boeri Studio e già premiato nel 2014 con l’International Highrise Award, ha vinto il premio come Migliore Architettura del Mondo 2015, assegnato dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat e promosso dall’Illinois Institute of Technology di Chicago.

Il Bosco Verticale svetta nel quartiere Porta Nuova Isola della città, ed è composto da due torri residenziali di 115 e 75 m di altezza, di 27 e 19 piani, per un totale di 113 abitazioni, con un valore commerciale che varia dai 4.500 euro ai 15.600 euro circa al metro quadro, ospita 800 alberi di altezza compresa fra i tre e i nove metri, 11.000 piante tappezzanti e 5.000 arbusti. La coltivazione delle piante avviene in vasche, cioè in appositi spazi progettati per contenere lo sviluppo delle radici in particolari condizioni climatiche, determinate dall’altezza e dall’esposizione ai fenomeni naturali, come il sole e il vento. Il Bosco Verticale, così chiamato, è in grado di promuovere un microclima favorevole a mitigare il calore urbano, filtrare le polveri sottili e ridurre l’inquinamento acustico, ed è visto da molti come una sorta di isola felice. Dalle notizie che si possono reperire risulta un lavoro davvero considerevole, sia per progettazione, analisi minuziosa dei diversi fattori (pesi, proporzioni, crescita degli alberi, disinfestazione, manutenzione…) e innovazione, però è indice di un paradosso.

Non ho intenzione di fare polemica gratuita, ma non riesco a esimermi dall’osservare ciò che la mia città esibisce, da un lato il bosco verticale e dall’altro…. In diversi quartieri, a causa dei lavori della metropolitana, gli alberi vengono eradicati per consentire gli scavi – l’opposizione degli abitanti delle zone interessate sta facendo notizia oramai da diversi mesi – e questo ha ricadute molto pesanti. Infatti gli scavi stanno compromettendo le aeree verdi milanesi e rendono sempre più fragile il terreno cittadino, con il risultato che Milano si allaga al primo acquazzone e gli alberi che rimangono spesso sollevano le radici, impossibilitate a far presa nel cemento e nel vuoto che trovano, e cadono al primo alito di vento con conseguenze pericolose. Non metto in dubbio che ci siano studi e valutazioni, e anche necessità di incentivare il trasporto, ma non si può socchiudere lo sguardo, senza visione d’insieme.

Le torri private dedicate ai pochi che vi abiteranno non danno valore a Milano, finché i cittadini saranno privati di spazi verdi, pubblici e comuni, finché non saranno riqualificati i numerosi parchi, le aeree gioco disseminate nei quartieri e degradate, non sarà fatto niente di pregevole per la città e il suo futuro. In altre parole, finché si costruiscono boschi verticali, sradicando gli alberi e cementificando, senza curarsi della fondamenta, della vita che si muove intorno, non si sta cooperando per il bene comune.

La natura non può essere messa in vaso e impilata nel modo in cui più ci conviene. Un bosco è fatto per ospitare i giochi dei bambini, le passeggiate, i nidi degli uccelli, i piccoli animali che chiama a sé nel silenzio, le emozioni, la magia delle fate. Un bosco accoglie la comunità, e affonda le sue radici nella Terra per essere in grado di vivere liberamente. Dovremmo desiderarlo con tutto il cuore un bosco così, perché in quelle radici ci siamo anche noi e solo in questo modo possiamo essere sostenuti nei nostri stessi passi.