Di recente ho letto un articolo su una rivista che tratta di argomenti “Bio” di un Robot che stanno per lanciare sul mercato agricolo, in grado di compiere molte azioni in maniera indipendente, ETA ROB infatti è stato progettato per compiere il lavoro agricolo al posto dell’uomo, è dotato di un programma che in primo luogo gli permette di riconoscere le piante infestanti le così dette “erbacce” dalle piante coltivate, in secondo luogo, dopo aver individuato l’erbaccia, ETA ROB è in grado di eliminarla per mezzo di una scossa elettrica, essendo dotato di alta tensione.
Questa è solo una delle tante altre operazioni agricole che è in grado di portare a termine senza il controllo da parte dell’uomo.

Come prima cosa trovo che questo tipo di robot non abbia niente da spartire con gli equilibri biologici della nostra terra e quindi come in tanti altri ambiti che sto osservando trovo scorretto far passare il concetto che una tecnologia del genere ci può salvare dall’utilizzo nocivo dei diserbanti.
Ma siamo veramente sicuri che l’introduzione in agricoltura dell’intelligenza artificiale sia una scelta innocua? E che possa essere spacciata come scelta per sostenere l’economia “green”? Questa parola va tanto di moda ultimamente, ma in concreto vedo sempre più spesso che viene usata più per farsi vedere che non per produrre veramente un cambiamento che rispetti tutte le forme di vita di questo pianeta.

La soluzione non si trova nei diserbanti e tanto meno in tonnellate di metallo messi in campo a sostituire il sacro lavoro dell’uomo.
La Terra è sempre stata coltivata dai nostri contadini, i custodi della Terra, con sapienza, amore e dedizione. La biodiversità non è solo nella tipologia di colture, come la cipolla dorata di Chioggia o la cipolla di Certaldo, la biodiversità si trova nella nostra vita, nella stessa vita di ciascun contadino; la biodiversità sono le mille sfumature che ci compongono nelle nostre esperienze, negli incontri, negli studi in quello che maturiamo vivendo, e questo non può essere sostituito da nessuna tecnologia.
Un robot in un campo esegue la manodopera di più persone, ma che apporto può dare una sterile macchina alla vita?
Un gruppo di contadini in un campo invece crea uno scambio, una sinergia e da questa unione possono nascere nuove soluzioni innocue e fortemente efficaci, perché tutto quello che serve è già contenuto nella terra.
Noi abbiamo il compito di custodirla, di darle il tempo necessario per ritrovare il suo equilibrio.

E’ meglio avere un campo senza erbacce e malato? O una terra in totale salute anche se ci sembra un po’ disordinata?
Preferite delle carote che non hanno alcun sapore e sembrano tutte uguali? Oppure delle carote piene di colore, ricche di sali minerali, che non puoi resistere dal mangiarle anche crude?

Articolo di: Claudia Cagnes per Commissione Agricoltura