Le bibite gassate non fanno bene, ormai è risaputo, se poi ci si mette anche uno studio statunitense al riguardo siamo ancora meno tranquilli, visto che i risultati parlano del fatto che con una bibita gassata al giorno i rischi di contrarre il cancro aumentano. Lo studio è stato condotto dai ricercatori del John Hopkins Center for a Livable Future di Baltimora.
Lo stesso allarme era stato lanciato quattro anni fa dalla rivista scientifica Lancet Oncology, che segnalava la potenzialità cancerogena di un sottoprodotto del colorante caramello, quella “roba” che rende marrone scuro tante bibite gassate, tipo le cole, il chinotto e anche l’aceto balsamico, precisamente il 4-MEI (4metilimidazolo), residuo non voluto del processo di produzione dei caramelli a base di ammoniaca.
In attesa di una decisione del Ministero della Salute degli Stati Uniti, la ricerca mostra che tra il 44% e il 58% degli americani in età superiore ai sei anni potrebbe essere esposto “inutilmente” ad una maggiore possibilità di ammalarsi di tumore consumando almeno una lattina al giorno di una bibita colorata di marrone.
In Europa le cose non vanno meglio, visto che questo colorante, oltre alle bibite gassate, può essere trovato anche nei gelati, nei prodotti da forno, dessert e anche caramelle. I coloranti sintetici a base di ammoniaca sono di quattro tipi: E 150 d, E 150 c, E 150 a e il solfito – caustico E 150 b, e il loro uso non è certamente rassicurante, in particolare l’E 150 c, il quale, secondo alcuni studi, è classificato come pericoloso per il sistema immunitario. In Italia l’industria delle bevande analcoliche fortunatamente non impiega l’E 150 c, ma fa un uso massiccio di E 150 d.
Meglio non rischiare, lasciamo perdere le bibite gassate e tutta quella roba colorata che vogliono farci ingurgitare contenente E 150 d (caramello solfito-ammoniacale), lo stesso dicasi per i vari surrogati dell’aceto balsamico che contengono a loro volta E 150 d, che per me che abito in provincia di Modena, zona tipica di produzione, è veramente una bestemmia.