Se noi donne: nonne, madri, mogli, fidanzate avessimo insegnato ai nostri uomini a pulire casa, a” fare le faccende domestiche” come diceva mia madre; se avessimo messo in mano loro strofinacci e spazzoloni prima di lasciarli partire per la carriera politica o militare, oggi avremmo l’esercito in rivolta contro le assurde operazioni di geo-ingegneria quotidiane e avremmo dei politici alleati di questi sovversivi, schierati a favore dell’aria pulita, del cielo limpido, del sole, del colore, della trasparenza e della bellezza. Ma abbiamo sbagliato e risbagliato, protraendo per secoli la difesa del nostro potere: spazzolone e ramazza, fornelli e lavandini, porte, vetri e finestre. Questo il nostro regno, lucidato, pulito, curato in una sorta di coazione a ripetere…mio, mio…mi lamento, ma non si tocca “io so come deve essere tenuto”! Se fossimo state ministri e militari con questa mentalità, il mondo ne avrebbe tratto grande giovamento, si sarebbe trasformato in un gioiello brillante e risplendente. Le casalinghe al potere avrebbero spolverato anche le foglie degli alberi, curato, protetto e valorizzato ogni manifestazione naturale: colori e profumi avrebbero riempito l’aria e i cuori degli uomini.
Come ben sappiamo le cose sono andate diversamente. I concetti di attenzione, cura e protezione, sono stati rinchiusi nell’ambito della sfera privata: tanta cura a tuttociò che è “nostro”! I “nostri figli” poi integrati dai “ nostri cani e gatti”,( senza accorgerci che non sappiamo rispettare la salute e il benessere né degli uni, né degli altri) “ i nostri giardini”, “i nostri fiori”, “ le nostre macchine”… di tutto il resto, che non “è nostro”: strada, marciapiede, prato, bosco, spiaggia, mare, cielo, non ce ne frega assolutamente nulla, se non nell’ottica dello sfruttamento e dell’utilizzo senza rispetto, tanto non è nostro!
Ci ritroviamo quindi negli anni duemila a dover ripulire più che mai! Si sta ripetendo un fenomeno già visto alla fine degli anni cinquanta, quando la Fiat ha invaso le città di “topolino” e “cinquecento” e le casalinghe hanno incominciato a vedere la polvere sugli strofinacci sempre più nera. All’inizio sembrava una cosa sconvolgente, ma poi ci siamo abituati (l’essere umano si adatta a tutto) e da decenni paghiamo il prezzo che questo inquinamento ci impone con la massima disponibilità. E’ pure possibile osservare dall’alto di una montagna lo smog cittadino e siamo capaci di guardare questa cappa nera che continuiamo a respirare, senza provare nessuna ribellione anzi siamo assolutamente rassegnati e illusi di avere polmoni di plastica. Negli ultimi settant’anni continuare ed estremizzare questo gioco al massacro della salute degli uomini e della natura per politici, militari e scienziati, senza la più pallida ombra di scrupolo, è stato un gioco da ragazzi! Progredendo nella ricerca e negli esperimenti a questi signori è venuto in mente di “possedere il tempo” di “manipolare il clima” di “manipolare gli ecosistemi terrestri” e noi da brave casalinghe, che abbiamo sempre sostenuto i giochi maschili, pulendo e rimettendo in ordine lo sporco che lasciano in giro, continuiamo a pulire e ripulire, includendo negli aspirapolvere, oltre lo smog, anche tutte quelle finte ragnatele bianche, che si accalcano alle finestre, alle porte, ai vetri e alle zanzariere. Siamo continuamente interessati dalla ricaduta di polimeri, fili invisibili il più delle volte, ma presenti ovunque, veicoli di metalli pesanti, virus e batteri, che ci intasano le narici e la gola per entrare nei polmoni, negli intestini e devastarli. Basta stare qualche giorno senza ripulire che al primo raggio di luce, quando riesce ad apparire, emergono fitti intrecci di fili aggrovigliati ormai anche negli angoli delle case: sono entrati, hanno preso possesso del nostro spazio sacro, si sono impadroniti del nostro potere. E noi perenni cenerentole, ripuliamo senza avere ancora capito che il Principe non è più Azzurro, che è diventato grigio, ottuso, di latta, capace di trasformare l’ambiente in un’arma di persuasione di massa, un’arma che usa senza scrupoli per sfruttare e possedere. Ha qualche cosa a che fare con l’Azzurro un principe del genere? E’ un impostore che ci obbliga a mantenere al suo servizio i militari, gli eserciti, che non hanno più alcuna giustificazione né per il loro operato, né per la loro esistenza, anche se noi continuiamo a lavare e stirare divise, strofinare, lucidare e togliere filacci aggrovigliati: non sia mai che questi signori si accorgano delle conseguenze del loro operato, che rimangano ingarbugliati da tutto quello che seminano in cielo, che siano costretti a stranutire ripetutamente e che sentano la gola inaridita.
Stiamo prolungando gli spasmi di un mondo in agonia che deve scomparire e che quando finalmente ci lascerà liberi si porterà appresso tutto il carico di malessere voluto e coltivato: l’aria ritornerà benevola, dispensatrice di salute e l’uomo sarà finalmente libero e capace di realizzare la propria natura divina, insieme alla Terra. Quel giorno ci dovremo essere per respirare a pieni polmoni la Vita.