Ancora una volta leggo di profughi che sono stati soccorsi al largo di Lampedusa perché la loro imbarcazione, partita dalla Libia, era in avaria. Non siamo davanti ad un fatto isolato ma a un esodo continuo di disperati che desiderano semplicemente maggiore dignità nella propria vita ricercando un luogo ove questo possa avvenire. Negli ultimi giorni sono arrivati più di 1000 persone e molti altri si aggiungeranno, perché chi non ha nulla perdere mette a rischio la propria vita che ormai vale ben poco, una vita sottomessa e depredata da chi per secoli ha sfruttato le loro terre.
Il benessere acquisito dall’Occidente e non solo lo si deve anche a questo come citato dall’articolo di Massimo Rodolfi. Il mondo deve cambiare e non possiamo perdere la nostra umanità, la capacità di andare oltre noi stessi dividendo anche il poco che possediamo. Siamo ormai alienati, a nostra volta depredati nelle coscienze appiattite su loro stesse, vista l’apatia con la quale ci rapportiamo ad eventi come questo. Ma come siamo diventati se le notizie che scorrono sotto i nostri occhi sembrano tutte uguali? Una esplosione in qualche mercato, l’inizio del festival sanremese, il nulla della politica che avanza, culi e tette a volontà, lo sport che non manca mai e tutte quelle notizie curiose che vengono rilanciate sui social che tanta socializzazione poi non producono, perché alimentano un senso di isolamento voluto ad arte da chi trae vantaggio nel separare invece di unire. Basta con l’indignazione di facciata, bisogna cominciare a nutrire la vita e non possiamo disperdere le nostre energie lasciandoci spegnere nell’indifferenza più totale. E’ il momento di scegliere da che parte stare, la passività non produce armonia ma alimenta un senso di frustrazione da sedare e comprimere… gli effetti ve li lascio immaginare.