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La protesta dei lavoratori dei fast food attraversa le strade di tutto il mondo. Il 16 maggio i dipendenti delle multinazionali del cibo “veloce” sono scesi in piazza in 230 città di 33 nazioni per reclamare contro degli stipendi da fame. Il sito fastfoodglobal.org riporta le foto di lavoratori di McDonald’s, Burger King, Starbucks, Cherry Barry ed altre catene di fast food intenti a protestare per rivendicare un salario adeguato e l’organizzazione sindacale.  La rivendicazione è globale e getta un ponte tra New York, Roma, Parigi, Porto Alegre, Auckland, Tokyo, Bangkok e tante altre metropoli di tutti i continenti.

A New York la paga oraria nel settore dei fast food supera di poco il salario minimo stabilito per legge che è di 7,25 dollari. Anche in Italia si ripresenta il dramma stunitense,  gran parte degli occupati nei ristoranti del cibo veloce percepisce 7,6 euro l’ora ed ha un contratto part time di 20 ore settimanali. Vi sembrano delle cifre eque rispetto a quelle roboanti elargite ad altre categorie professionali? Bernabè, l’ex presidente esecutivo di Telecom, nel 2013, ha incassato oltre 8,2 milioni di euro. Una parte di quegli introiti, circa 5,6 milioni, gli sono stati devoluti per la liquidazione e per il patto di non concorrenza. Telecom ci racconta che  taglia il personale perché c’è la crisi e si permette di regalare i soldi ad un manager che oltretutto ha cacciato per scarsi risultati. La stragrande maggioranza dei lavoratori neanche lavorando mille anni potrebbe raggiungere certe cifre. Perché nella società vi debbono essere delle sperequazioni così abissali? La Fiat perde quote di mercato ogni mese eppure  Marchionne, nel 2013, ha recepito  5,9 milioni di Euro. Oltre ad indossare pullover cosa ha fatto questo geniale ragioniere? Ah si adesso mi sovviene, ha spostato la sede legale della Fiat fuori dall’Italia per pagare meno tasse ed ha ridotto la pausa agli adetti della catena di montaggio.

La situazione salariale  è insostenibile. I lavoratori vengono sfruttati dai consigli di amministrazione di aziende aliene all’umanità, con la compiacenza della politica e l’omertà dei sindacati. Le multinazionali, oltre a distruggere il pianeta e commercializzare un prodotto nocivo per la salute, riescono ad affamare  i loro dipendenti. Basta  con questo  crimine contro l’umanità. Ogni lavoratore contribuisce al bene comune. Quanto prodotto deve essere ridistribuito in modo che ognuno possa vivere dignitosamente. La crisi è voluta dalla mafie che ci governano, così ci possono tenere in schiavitù per spartirsi le ricchezze del mondo. Dobbiamo tornare a lottare per una maggior equità e soprattutto per la dignità di essere umani.