pane buttatoLeggere che il pane viene sprecato in enormi quantità mi ha toccato il cuore, primo perché in ogni caso non s’ha da fare con nessun elemento della vita, secondo perché tanti sono i ricordi legati a questo cibo essenziale per la vita così pieno di significati.

Anche se non è più quello di una volta, tanto da chiedermi quali potrebbero essere gli ingredienti che mediamente vengono utilizzati, solo l’odore del pane appena sfornato, evoca il ricordo di profumi e sapori che schiudono le porte della mia coscienza, consentendomi di affacciarmi su di un mondo che ormai è solo un lontano ricordo.

Stiamo vivendo un’epoca dove la quantità ha prevalso nettamente sulla qualità, e l’opulenza l’ha fatta da padrone, facendo divenire lo spreco una ragione di vita. Ci siamo fatti convincere che la libertà fosse cambiare continuamente le cose in nostro possesso, invece di averne cura, rinnovandole ogni volta con il nostro amore, come ci avevano insegnato genitori o nonni.

I tempi stanno comunque cambiando, tempi nei quali oltre alla qualità, ci viene tolta anche la quantità. Allora dobbiamo fare di necessità virtù, e se sapremo riconnettere i nostri cuori ai veri valori della vita, potremo essere traghettati verso una reale condivisione, dove ognuno potrà mettere a disposizione dell’altro ciò che gli manca, senza trattenere per sé, in una reale distribuzione delle energie.

Tempo fa il pane poteva durare tranquillamente una settimana, al giorno d’oggi è impensabile, perché si indurisce velocemente. In questo modo, le persone sono “costrette” a ricomprarlo a breve per poter risentire la fragranza di un sapore che non esiste più nella grande distribuzione, e purtroppo anche a scalare nelle realtà più piccole.

Via la qualità quindi, innalzando la quantità a valore, ma in questo modo lo spreco prende il sopravvento. La sensazione è che, molto abilmente, veniamo buggerati nei nostri ricordi ancestrali, infatti, chi non ha un moto di “commozione” nel riandare a momenti dell’infanzia ricordando il pane appena sfornato?

Il risultato è che, complice anche la crisi e il conseguente fai da te casalingo, aumenta notevolmente l’invenduto. Nessun problema diremmo, ci sarà pure qualcuno che in tempo di crisi gradirebbe ricevere questo pane piuttosto gettarlo al macero? Invece pare non esserci, per quelle demoniache leggi di mercato che impediscono a chi ha bisogno di accedere alle rimanenze del pane.

La circolare del ministero della Salute del 20 marzo 2003 impone ai produttori di pane di smaltire ciò che non venduto. Il programma televisivo “Fischia il vento” di Gad Lerner ha evidenziato questo problema, facendo sorgere spontaneamente la domanda del perché questo pane invenduto non possa essere dato ai poveri o riempire le mense della Caritas.

L’Osservatorio Waste Wachter di Last Minute Market ci dice che il pane è il terzo alimento che gli italiani sprecano di più, dopo la frutta e la verdura, e che ogni famiglia butta via il 28% del pane che acquista.

In Italia vengono portati al macero 13mila quintali di pane al giorno, su una produzione che pesa circa 720 mila quintali. Ci vuole veramente poco per salvare questo prodotto rimasto sugli scaffali e riciclarlo in un gesto solidale. Basterebbe andare a prendere le pagnotte prima della chiusura del supermercato, semplice no? Beh, fare una nuova circolare sarebbe il minimo, apprezzabile soprattutto dal punto di vista umano.

Dobbiamo ricominciare ad avere cura di ciò che possediamo, tenendo a freno la ben nota avidità umana che non consente la ridistribuzione delle ricchezze. Basta con questi metodi sempre meno umani, dobbiamo fare informazione per non avvallare logiche di mercato, utili solo per il mantenimento di prezzi capaci di generare profitto in quei pochi a scapito dei molti.

Che non stiamo andando affatto bene ce lo comunica anche la coldiretti, infatti nel 2013, in Italia, sono stati buttati via 76 chili di cibo a persona. Nel mondo 1/3 del cibo viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate.

Il nostro corpo funziona bene se ogni parte è nutrita a dovere, lo stesso è per la vita. Non ci possono essere dispersioni di cibo, e di conseguenza di energia. Infatti dove vi è una eccessiva concentrazione di risorse, o carenza, state pur certi che diverrà un luogo elettivo per la malattia.

L’essere umano è malato e per guarire, come diceva Don Gallo, dobbiamo rimanere partecipi dello stesso pane.