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Il favoloso pane DOP di Altamura rischia di sparire, insieme ad altri ottimi prodotti dell’Alta Murgia come la lenticchia gigante, la cicerchia e il cece nero. L’SOS è stato lanciato dal presidente del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. La coltivazione del grano duro come il Simeto, l’Appulo, l’Arcangelo e il Duilio necessario per panificare il vanto dell’Alta Murgia sta venendo a mancare. Il pane è il simbolo del nutrimento dell’umanità e Federico II lo volle celebrare inserendolo nel portale della cattedrale di Altamura. Oltre al panda e all’orso polare anche i piatti tradizionali rischiano l’estinzione. Le sinistre imposizioni di una perversa élite mondiale alimentano il dramma della fame nel mondo e cancellano il cibo sano e gustoso

L’industria agroalimentare impone dei semi diversi da quelli tradizionali, in quanto l’ingombro delle piante coltivate deve essere in accordo con le esigenze della lavorazione meccanica . Inoltre le coltivazioni devono rispettare anche il diktat delle multinazionali. L’alta resa è il requisito necessario per accedere ad un mercato controllato dai supermercati e dai somministratori di fast food. Inoltre i contadini sono costretti a ricorrere alla chimica per soddisfare i bilanci delle multinazionali agrochimiche.  Il made in Italy versa in grave difficoltà, l’agricoltura industriale cancella il meglio della nostra tradizione ed impoverisce i terreni. I produttori locali vengono strangolati dalle logiche perverse di un mercato pensato per i grandi numeri che se ne infischia della qualità, in quanto interessato solamente alla quantità e a immettere pesticidi nell’ambiente.  Così rischiamo di ammalarci e di vivere nei ricordi di un sapore di un tempo andato.  E’ necessario invertire questa tendenza.

La politica si deve assumere la sua responsabilità e favorire il ritorno all’utilizzo dei semi autoctoni. I coltivatori diretti non devono essere lasciati soli contro lo strapotere delle multinazionali agrochimiche. Non è una operazione nostalgia ma una scelta che si può rivelare vincente in un mercato massificato come lo è quello globalizzato. Il prodotto dal sapore originale avrà sempre i suoi estimatori. Inoltre i semi tradizionali sono stati selezionati, nei secoli, dalla natura per resistere agli insetti e al clima del luogo. Così il ricorso alla chimica potrebbe essere fortemente diminuito e in alcuni casi del tutto escluso. Tutto ciò abbasserebbe i costi di lavorazione  e soprattutto verrebbe salvaguardata la salute del consumatore, che viene sempre più messa a rischio dai pesticidi presenti nei prodotti in commercio. Non credete alle sirene del male, fin da ora avremmo le risorse per riuscire a sfamare tutta la popolazione mondiale e allo stesso tempo mantenere viva la cucina tradizionale.