In Italia stiamo cambiando governi e presidenti del consiglio a velocità vertiginosa. Ora abbiamo il giovane virgulto Renzi, il quale dai tempi della ruota della fortuna ne ha fatta di strada e, come direbbe Mike Bongiorno, allegria! Cosa ci sia da stare allegri non lo so, anzi proprio non ne trovo il motivo.
Tutti uniti e compatti nell’urlare a squarciagola che il popolo è sovrano, ok siamo d’accordo ma un mio vecchio vizio mi fa consultare il dizionario etimologico il quale mi dice che sovrano significa stare sopra. Mi verrebbe da dire, talmente sopra con non riesce a toccare terra e a materializzarsi.
Sinceramente non so cosa sia meglio, ormai siamo talmente impastati che è difficile riconoscerne gli ingredienti, di una cosa sono però sicuro, che ciò che compone questo impasto non è di buona qualità. Non sono un nostalgico di tempi andati nei quali la politica aveva forse maggiore coerenza, anzi ritengo che i politici siano l’espressione di una società ed il fulcro di interessi verso i quali fungono da prestanome.
Tutto appare per non apparire. Ormai è tutto uno spettacolo e aggiungo non bello a vedersi. Parole, come cantava Mina aggiungendo anche che al momento giusto sai diventare un altro, cosa che non accade nella politica italiana in particolare, dove gli intenti abbondano e le cose sono sempre le stesse. Siamo in mano a fantocci ormai svuotati di ogni umanità nei quali “inserire” programmi sempre più alieni e demenziali che poi scarichiamo nelle nostre vite prendendo la parte di questa o quella fazione. Una mano lava l’altra ed entrambe si fregano l’asciugamano, questa è la cruda realtà.
Ormai siamo al terzo presidente del consiglio consecutivo non eletto direttamente da una consultazione elettorale, e a pensare male ci si prende recita un antico adagio. Non è che tutto questo accada perché non si corrano rischi e la locomotiva Italia deragli, così che una volta schienata possa essere spolpata dagli avvoltoi che presidiano il territorio?
Anche la politica si giova del progresso ed i luoghi deputati sono ormai svuotati delle loro prerogative. Ora si twitta, si chatta o si va in streaming, che bello tutto in tempo reale, le notizie corrono e noi siamo più informati e presenti nel valutare e giudicare… ma de che direbbero a Roma. Mi sovvengono immagini dei film western dove per impedire che l’avversario prendesse la mira, gli si gettava negli occhi della polvere per impedirgli di vedere. Il popolo italiano è in queste condizioni, incapace di vedere realmente che cosa sta accadendo. Un vorticare di notizie sempre più diverse e nello stesso tempo uguali a se stesse.
Vi ricordate il “panem et circenses” di epoca romana, letteralmente pane e giochi del circo? Ditemi voi che cosa è cambiato? Che cosa abbiamo ottenuto se non più canali televisivi con i quali giocare. Le notizie arrivano prima da noi ci dicono, il problema è che queste notizie sono farlocche ed artefatte in modo tale che ci instupidiscano. Esse rimbalzano di canale in canale, navigando fino allo sfinimento, e basta un refolo di vento per far intorbidire le acque creando veri e propri cul de sac nei quali orientare le nostre coscienze sino a inibirle nella loro capacità di discriminare.
I giochi sono sempre più importanti, ma quanto sport viene programmato nelle televisioni? Sport di ogni genere e poi calcio e ancora calcio, questo mondo demoniaco inguardabile, e ve lo dice uno che di sport ne ha visto tanto e che da piccolo stava alzato fino alle 22 aspettando di vedere con impazienza mercoledì sport sul primo canale, quando di sport ce n’era veramente poco. Allora mi lamentavo… ah beata innocenza.
Questi sono i modelli che ci vengono proposti, il problema è che li stiamo facendo nostri. La politica è ormai diventata un circo mediatico e lo sport è entrato a piedi uniti in questo ambito. Gli slogan sono sportivi e abbiamo la campagna acquisti dove vengono offerti ingaggi sempre maggiori, e scusatemi se cito l’ormai noto intercalare “fatti li cazzi tua”, e aggiungo di tasca mia: “cambia casacca che mangi due volte”.
Ci dobbiamo svegliare e prendere in mano le nostre vite con una rivoluzione assolutamente pacifica. Bisogna spegnere il microfono a queste primedonne. Sono persone squallide e non è una offesa, perché il significato è di una persona che avvilisce e deprime. Io mi sento così, quando li vedo e li ascolto, persone che senza una cassa di risonanza sarebbero smarrite. Mi capita di vederne qualcuno di persona nelle stazioni ferroviarie e mi fanno una tristezza che non avete idea. Ma poveretti, quale vita debbono fare e quali immagini hanno bisogno di alimentare per mantenere la loro sussistenza. Quanto debbono fagocitare per nutrirsi, cibo di ogni tipo che non basta mai per colmare i loro bisogni. Mi sovviene la cavalletta che devasta ogni cosa e poi cerca altri luoghi da spolpare.
L’ultimo che ho visto è stato qualche giorno fa, uno sguardo perso in mezzo alla gente, a disagio in quel contesto così umano come se fosse inaffrontabile. Appena il treno è arrivato in stazione si è defilato spintonando tutto e tutti, chissà dove doveva andare pieno della sua arroganza. Ho visto in quest’uomo la politica italiana che si deve fare largo per affermare forze ormai aliene a questa umanità, calpestando tutto e tutti, ripetendo allo sfinimento slogan ai quali finiscono per crederci anche loro stessi. Non faccio nomi, uno vale l’altro senza distinzione alcuna. Ci sarà quello che appare più educato, quello più rozzo e altri più violenti ma il fine è sempre lo stesso, farsi largo per proteggere il pasto per il proprio padrone e a tutti coloro che sono affiliati.
Adesso in parlamento si discute dell’Italicum la nuova legge elettorale, giorni e giorni sono passati con precisione certosina per farla andare bene a tutti, perché ogni forza politica, punta dell’iceberg di un mondo sommerso, possa trarne giovamento per i loro sporchi interessi. Naturalmente la prenderemo noi in quel posto, perché ci trattano da deficienti dandoci in pasto qualcosa con cui giocare e tenerci occupati.
Ribadisco il concetto di una rivoluzione non violenta che tenga conto delle reali necessità dell’essere umano che deve rimanere tale. Non possiamo consegnare questo pianeta in totale rassegnazione. Molto si può ancora fare. Il male si palesa e diviene apparentemente più forte solo quando si sente minacciato e teme per la sua sopravvivenza. Egli teme l’umanità con la sua vitalità, perché rappresenta una frequenza inaffrontabile, ecco perché cerca di inibirla con ogni mezzo.
Sono fiero di appartenere alla razza umana, anello di congiunzione fra la terra e il cielo. Rinsaldiamo questa catena della vita, tenendoci per mano l’un l’altro, aiutandoci nelle difficoltà, gioendo assieme nel consentire che i cuori si tocchino. Dobbiamo divenire risananti, la vita non si giudica dalla forma ma dalla qualità. Continuiamo a seminare, e anche se quel seme può apparire piccolo e insignificante magari può contenere in essenza una sequoia con la quale innalzarci oltre le nebbie dell’ignoranza.
Forza e coraggio l’umanità ed il fuoco che conserva al suo interno, non potranno mai essere sconfitti.