È in arrivo un nuovo aggiornamento per quanto riguarda le lenti a contatto. Sappiamo che possono essere morbide, rigide, sferiche o toriche, volendo anche colorate, ma pochi sanno che potremo avere la vista agli infrarossi come un serpente.
Applicando questa tecnologia potremo vedere gli oggetti caldi in assenza di luce, tutto questo grazie al grafene, un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio, duro quanto il diamante ma flessibile, biocompatibile e soprattutto a basso costo. Questa notizia è rivelata da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Nanotechnology.
Ingegneri dell’Università del Michigan hanno usato il grafene per realizzare un sensore d’immagine capace di operare a temperatura ambiente che può catturare potenzialmente di tutto, dalla luce visibile sino all’infrarosso a onde medie. Questo apre scenari sconfinati: una soluzione di questo genere potrebbe facilitare la creazione, oltre alle lenti a contatto, di occhiali o smartphone con una fotocamera integrata in grado di permetterci di vedere al buio, riconoscendo fonti di calore differenti.
Al momento il sensore è grande quanto un dito mignolo, ma l’obiettivo è ridurne le dimensioni per integrarlo potenzialmente in ogni cosa, anche se, dicono loro, siamo ancora lontani dall’applicazione commerciale. L’uso di questa tecnologia, per esempio, potrà essere utilizzata in ambito medico per monitorare il flusso del sangue all’interno del corpo, oppure ambientale per individuare prodotti chimici dispersi nell’ambiente.
Naturalmente potrà avere anche un utilizzo militare perché la sicurezza viene prima di tutto, e grazie ad essa tutto è giustificato, quindi prepariamoci ad ulteriori controlli a scapito della nostra privacy. Per Vittorio Pellegrini, direttore dei laboratori del grafene dell’Istituto italiano di tecnologia, questo materiale rivoluzionerà il mondo come fece la plastica nei primi anni 60.
Il problema è sempre l’essere umano e l’uso che fa della tecnologia a sua disposizione, e che viene proposta a prezzi sempre più accessibili, a differenza di altri prodotti essenziali per la vita che ormai hanno raggiunto prezzi apocalittici. Ci vengono prospettati scenari che ci aiuterebbero a vivere meglio, ed in parte è certamente vero, ma sotto sotto ci considerano “bambini da infettare”, facendoci giocare con strumenti che attizzano la morbosità umana rendendoci dei drogati.
Farsi i fatti degli altri è un sport decisamente umano, ed i mezzi a disposizione sono aumentati nel tempo. Tempo fa dalle mie parti si parlava di Radio Bugadéra, letteralmente lavanderia, luogo dove il pettegolezzo veniva amplificato, in tempi moderni diremmo spammato. Antesignano del grafene erano i famosi occhiali a raggi x pubblicizzati negli anni 70 sul Monello e l’Intrepido. Essi promettevano di scoprire le fattezze di una persona sotto gli abiti, e ricordo ancora che cosa mi motivava da bambino.
In seguito è arrivato internet ed i social network, senza dilungarmi sull’uso che mediamente l’essere umano ne fa. Ora arriva anche questa tecnologia, con la quale potremo vedere tutto spinti dalla insana curiosità, dimenticando che si potrà vedere anche tutto di noi.
L’essere umano è un po’ un apprendista stregone, a cui piace giocare cercando di soggiogare il prossimo, per poi non essere in grado di valutarne gli effetti, i quali, notoriamente, sfuggono di mano. E poi chi mi dice che tutta questa tecnologia quando viene divulgata come possibile non la stiano già agendo nei nostri confronti?
L’essere umano proietterà le sue paure sugli altri e per vincerle indagherà sul prossimo chiudendosi ulteriormente per timore di essere a propria volta scansionato. Il risultato sarà una ulteriore separazione dalla vita che nessuna tecnologia potrà compensare.
Cerchiamo di rimanere umani che è sempre un bell’andare.