Ogni volta che leggo del presidente della Repubblica uruguaiana Alberto “Pepe” Mujica mi sale il buon umore, compresa la speranza in questo mondo che è ancora in grado di farcela, malgrado ci siano tante situazioni che non invogliano ad una particolare fiducia.
Mujica mi ricorda il presidente partigiano Sandro Pertini antifascista sino al midollo, che finì in carcere per le sue idee, infatti anch’esso è stato in carcere dal 1972 al 1985, subendo torture per la sua appartenenza ai Tupamaros, il Movimento di Liberazione Nazionale, attivo in Uruguay negli anni sessanta e settanta in opposizione alla dittatura.
Percepisco tanta semplicità in quest’uomo, quella semplicità che rappresenta la vera forza, composta di una tenacia che travalica ogni difficoltà, consapevole che esiste un tempo per ogni cosa. In un mondo nel quale prevale l’ostentazione del potere, solo chi conosce bene le barbarie che il potere stesso può esprimere, soprattutto avendolo vissuto sulla propria pelle, sa bene che non bisogna porsi al suo livello.
Chiarezza e coerenza sono le armi da usare, le soluzioni sono sempre a portata di mano, ma si fa sempre finta di non vedere, aggiungendo ulteriore confusione con l’intento di non portare mai nel concreto una soluzione, che non giova certo al burattinaio di turno. Il presidente Mujica, per esempio,ha dimostrato recentemente di avere qualità importanti, quando ha sospeso il campionato di calcio locale a causa dei disordini.
In Italia non sarebbe mai potuto accadere, Mujica invece ha deciso di non mandare più la polizia alle partite, che ci pensino le società vista la loro connivenza con il sistema che ha interesse che le cose non cambino. È mai possibile che ogni partita di calcio appaia come una guerra, nella quale sono impegnate risorse umane e finanziarie a carico del contribuente? Si chiude punto!
Mujica non è su Twitter, non ha un indirizzo e-mail e neanche un conto corrente, inoltre quando deve parlare si presenta sempre di persona senza bisogno di portavoce. Egli è un uomo capace di prendersi le proprie responsabilità, e come riportato dal quotidiano la Repubblica, ha liberarizzato la marijuana per combattere il traffico illegale, ha approvato le unioni omosessuali, una legge sull’aborto, una sul silenzio/assenso per la donazione degli organi, e una durissima contro il commercio di armi.
Divenuto presidente dell’Uruguay nel 2010 si è fatto subito amare dal suo popolo, abbattendo povertà e disoccupazione, combattendo una guerra durissima contro i privilegi, possedendo a sua volta solo due maggiolini Volkswagen del 1987, e due trattori con i quali lavora la terra alla periferia di Montevideo.
Egli è definito il miglior presidente del mondo, parla poco e non fa mai annunci roboanti, facendo della sobrietà un punto cardine della sua vita, visto che abita in una piccolissima fattoria con due stanze di proprietà della moglie. Naturalmente viene stipendiato per questo, solo che 9mila euro, dei 10mila euro mensili che riceve, vengono devolti a chi ha bisogno.
Basterebbe mettere al centro l’essere umano, facendo cadere le barriere dei cuori. Un uomo come Mujica sa che cos’è la dittatura, e il prezzo da pagare per ripristinare la democrazia. Il male è incoerente, dice una cosa e ne fa un’altra, Mujica è l’espressione della coerenza, sapendo bene che è con l’esempio che un popolo diviene coeso, e in grado di far emergere le proprie qualità.