La spesa non è mai stata un problema fino all’arrivo della pubblicità la quale ci da, attraverso il suoi carinissimi “jingle”, consigli per gli acquisti. Si mangiava quello che si produceva nel proprio campo o nella stalla, si acquistavano pochi beni, magari scambiandoli con altri beni e raramente con i soldi proprio perchè nelle famiglie ne giravano pochi. Il rispetto era intrinseco, ma inconsapevole. Psicologicamente la pubblicità ha creato una dipendenza emotiva iperstimolando una pulsione primaria: quella per il cibo e per l’acqua.
La continua ed incessante riproduzione di spot che contengono beni di tutti i tipi, fa diventare primaria una pulsione che è in realtà secondaria se il bene non serve alla sopravvivenza, dando comunque la sensazione di migliorare il benessere personale come vestirsi o l’igiene, poi ci sono i bisogni per la qualità della vita. Spenderei due parole al riguardo, come si misura questa qualità? E’ legata al possesso dei beni materiali? E’ legata al senso di soddisfazione emotivo e mentale? A tutte due? Fiumi di parole sono spese di continuo per rispondere a queste domande. Quindi non posso fare altro che parlare della mia esperienza, perchè secondo me la risposta è nella ricerca che genera l’esperienza.
Fare la spesa stimola una pulsione già presente, direi innata, e che può essere soddisfatta con l’acquisto dell’oggetto pubblicizzato. D’altra parte la conoscenza dei nostri bisogni ci rende consumatori consapevoli, rendendo i nostri acquisti utili e solidali su più fronti(1):
- soddisfano i nostri bisogni primari
- appagano il nostro bisogno di possesso
- permettono ad altre persone di creare beni e servizi
- stimolano la creatività e la passione per quello che si fa
Nel ricercare un modo per acquistare in modo etico e solidale, nel 2010 ho conosciuto tramite una amica, l’esistenza dei gruppi di acquisto solidali, G.A.S.(2).
La cosa che mi ha emozionato di più e stata la socialità delle persone che ho conosciuto. Il loro entusiasmo nel farmi conoscere l’esistenza di produttori locali(3) e la cordialità dei rapporti, quella cordialità che mi ricordo esisteva anche nei negozi sotto casa, nei quali si poteva “toccare con mano” la qualità del prodotto e sapere che si poteva fare affidamento sull’esperienza di chi ce lo vendeva, la pubblicità era fatta dal passa parola e questa poteva essere positiva o negativa ma sempre basata sulla esperienza ed era reale.
Tutto questo l’ho riscoperto nei G.A.S., le persone danno la differenza e fanno da referenza. Una volta si diceva dal produttore al consumatore e questo è reale, ogni produttore è orgoglioso nel momento in cui qualcuno gli chiede di poter visitare la sua azienda e toccare con mano il frutto del suo lavoro o gli fa domande intelligenti, è l’orgoglio della passione con la quale fa il suo prodotto.Per questi produttori non siamo solo degli sc-consumatori, siamo persone che hanno bisogno di nutrimento, il quale genera un circolo virtuoso che nutre entrambi attraverso l’esperienza e l’informazione.
Si impara, ad esempio, che ogni stagione ed ogni terra ha i suoi prodotti, frutto di uno sviluppo naturale su quel preciso territorio che non ha niente di più o di meno di un altro territorio. Per il gasista il prezzo non è la prima domanda che si fa, perchè è già informato, e se non lo è chiede, in quanto consumatore consapevole del fatto che il prodotto finale si sviluppa come un figlio per il produttore, viene pensato, seminato e maturato sempre considerandolo come una Vita che andrà a nutrire altra Vita.
Alcuni principi che accomunano le scelte dei produttori e dei gasisti sono:
- La coltivazione biologica o biodinamica, in ogni caso non intensiva e senza l’uso dei veleni di sintesi.
- Condizioni di lavoro umane, principio che si basa sul rispetto sia dell’orario lavorativo sia del giusto compenso.
- Solidarietà tra i produttori e i gruppi di acquisto e tra i G.A.S di prossimità, il prezzo finale contiene il costo della fatica del primo e l’appagamento dei secondi.
- Rispetto del ciclo delle coltivazioni e delle produzioni, ogni prodotto ha bisogno dei suoi tempi e della giusta stagione.
Scoprire quali e quanti produttori lavorano in questo modo ci da l’opportunità di liberare Vita, attraverso il nutrimento della biodiversità, alimenta l’alternativa possibile nella quale tutti gli esseri viventi hanno un posto e fanno rete. Riprendiamoci la Spesa (4)
Fonti:
(1)http://www.economiasolidale.net/
(2) http://www.retegas.org/index.php?module=pagesetter&tid=3
(3)http://www.retegas.org/index.php?module=pagesetter&tid=7
(4)http://www.riprendiamocilaspesa.it
Articolo di: Emanuela Veronesi per Commissione Agricoltura e Ambiente
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