Gli operai scioperano e l’azienda chiede 200mila euro di risarcimento danni. È accaduto ai lavoratori della Mediterraneo Trade, una fabbrica metalmeccanica di Rondissone in provincia di Torino. Infatti, dopo essere stati licenziati per l’astensione dal lavoro, agli operai è giunta anche la citazione in giudizio con la richiesta di risarcimento da parte dell’azienda.
Le cose cominciano subito male, perché la Mediterraneo Trade, dopo aver pagato il primo mese di lavoro ai dipendenti non ha versato i contributi. Gli ufficiali giudiziari giungono sul posto, e dopo un accordo con i sindacati, viene consentito ai dipendenti di continuare il lavoro. La situazione sembra migliorare, ma già nel luglio scorso iniziano i problemi. Gli operai non ricevono lo stipendio, né vengono iscritti agli enti contributivi e assicurativi, alla stregua di lavoratori in nero.
Ad agosto gli operai cominciano a scioperare, poi la sorpresa della sparizione dei macchinari usati per la produzione nello stabilimento. I dipendenti dopo essersene accorti, cominciano a presidiare la fabbrica, insospettiti anche fatto che la Mediterraneo Trade è specializzata in compravendita di macchinari industriali. Gli stessi clienti vengono danneggiati, perché nel momento in cui sono arrivati a prendere i pezzi prodotti, si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano.
L’azienda non perdona le proteste degli operai, e a ottobre li licenzia, nonostante le tutele previste dal diritto. Gli operai impugnano i licenziamenti davanti al Tribunale di Torino, ma l’azienda rilancia calando una richiesta di risarcimento di 200mila euro, motivato dalle commesse perse per sciopero immotivato ed abbandono ingiustificato del posto di lavoro.
Lo sciopero era più che motivato visti i fatti, ma nel frattempo ai lavoratori non sono ancora stati versati due mesi di stipendio, quelli di luglio e agosto. Inoltre, non hanno ottenuto il loro Tfr, né hanno ottenuto la cassaintegrazione in deroga, visto che la Mediterrano Trade non ha mandato la documentazione per chiedere questo sacrosanto diritto.
Una storia di ordinaria follia, ordita da gente senza scrupoli che non sa neanche dove sia di casa l’umanità. Pensare al primo articolo della Costituzione, nel quale viene sancito che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, mette tristezza. Sul lavoro si fonda la dignità dell’essere umano, e vederla calpestata in questo modo fa riflettere.
Siamo stati convinti ad abbracciare una società industriale, sospinti a sradicarci dalla terra, da cui deriva la vera forza dell’essere umano. Venendo meno le nostri radici, abbiamo perso quel sostentamento che solo la natura può dare. Dovevamo fare meno fatica, avere più soldi e tempo libero, per essere finalmente in grado di realizzarci, ma de che direbbero a Roma. Invece, esseri umani avidi sono divenuti canale per il radicamento di forze alienanti. Ci hanno spolpato, divenendo incapaci di essere autonomi, e continuamente dipendenti da quegli oggetti che dovevano affrancarci.
Il lavoro non c’è più, e quando c’è è sottopagato. Tutto questo fa parte di un disegno, che impedisce di affermare il diritto di esseri umani. Troppo il timore di perdere la propria dignità, finendo poi per perderla completamente. Siamo in un vicolo cieco, dal quale se ne può uscire solo con forza e amore, attraverso una rivoluzione non violenta, che unisca tutti coloro che ardono di furore umano.
La politica corrotta avvalla tutto questo, infischiandosene della sovranità del popolo, che dovrebbe essere esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione, ricordate il primo articolo? Siamo sempre più respinti in riserve, nelle quali, per il timore di stare peggio deleghiamo ogni nostro diritto.
È ora di dire basta e di riappropriarci della nostra umanità!