Twitter ha dichiarato alla SEC (Securities & Exchange Commission), che quasi il 9% degli account attivi, circa 23 milioni di utenti, non sono aggiornati da esseri umani, ma da software che sono programmati per fare questo “sporco lavoro”, che qualcuno, a questo punto dovrà pur fare.
Naturalmente ci sta che esistano account automatici, molte aziende li utilizzano per aggiornare profili e altro, certo però, che i sospetti vengono naturalmente, perché visto l’alto numero di account non umani presenti, il dubbio che vengano infilate attività non lecite ai danni degli utenti, diviene quasi certezza a questo punto.
Questi account non umani si chiamano bot, e sono attivati con il chiaro intento di accumulare follower, una specie di cibo per gli inserzionisti, e tutti coloro che vogliono vendere i loro prodotti, i quali cercano di acquisire più dati possibili per centrare un target umano che, a questo punto è sempre meno affidabile. In ogni caso, umani o no, Twitter se la cava bene in ogni caso, visto che, nel secondo trimestre di quest’anno ha racimolato 277 milioni di dollari di introiti pubblicitari.
Ormai questi social network appaiono sempre più come delle tramogge, dando l’impressione che non se ne possa fare a meno. Sembra che la cosa più preziosa siano i dati personali, quella traccia che lasciamo ogni qualvolta interagiamo con queste strutture, che alla luce dei dati, sono sempre meno umane, per non dire aliene.
Non lo so, ma la sensazione, è quella di una struttura nella quale tutti si accapigliano, e nel fare questo lasciano tracce della loro presenza a fini commerciali, i quali vengono raccolti e analizzati per tarare l’offerta.
Umani, non umani, la distanza si assottiglia sempre di più, umani sempre più simili a delle macchine, le quali a loro volta sono rese sempre più umane. Tutto è ormai appiattito, una specie di melassa dalla quale è molto difficile districarsi, facendoci agire in maniera compulsiva, come a richiamare l’attenzione su noi stessi, mostrandoci continuamente, e consegnando le nostre vite a fini commerciali e non solo.
Questi sono i tempi, e probabilmente di qui dovremo passare, in ogni caso cerchiamo di rimanere umani facendo leva sul buon senso.