Ormai è ufficiale, le multinazionali del farmaco ci vogliono trasformare in consumatori cronici di farmaci, naturalmente tenendo ben presente la nostra “salute” che, notoriamente, sta loro a cuore prima di ogni altra cosa. Cosa fanno in tal senso? Cercano di limitare ogni rischio abbassando continuamente i valori di riferimento ritenuti a rischio, valori che per essere mantenuti tali, un aiutino dovranno pur riceverlo dalla farmacologia.
Dove stiamo andando a questo punto se non verso un uso smodato di farmaci che non servono ad altro che ad arricchire i soliti noti, creando tutta una serie di effetti collaterali, vera e propria miniera d’oro per le multinazionali? Inutile girarci intorno, stiamo diventando cavie da laboratorio, nelle quali sversare ogni tipo di porcheria con l’illusione di una guarigione che sarà sempre un passo avanti fino ad essere percepita come irraggiungibile, rimanendone comunque attratti.
Gli americani sono sempre un passo “avanti” in questo campo, lo testimonia uno studio Sprint del National heart, lung and blood institute, il quale ci comunica la necessità di abbassare il valore di rischio della pressione sistolica, quella massima, a 120. Mi chiedo, per esempio, quante persone in Italia possono vantare una pressione uguale o inferiore a 120. Secondo me sono una minoranza, naturalmente è una sensazione, ma credo non molto lontana dal vero, visto che con l’età media nazionale che avanza anche la pressione andrà di pari passo.
E’ ormai ufficiale che stiamo giocando una partita dove le regole del gioco vengono modificate a gara in corso, naturalmente per il nostro bene… sono sempre “amorevoli” i fautori della chimica, i quali, proprio non ce la fanno a vederci star male, quindi, debbono intervenire ammonendoci sui rischi che corriamo. Si certo, come si sente dire spesso, meglio la pressione bassa piuttosto che alta, ma qui si esagera… non è che l’intento sia quello di toglierci sempre più pressione imbottendoci di farmaci fino a farci divenire sempre meno vitali ed attivi?
Senza considerare la continua tensione dovuta alla necessità di rientrare in questi parametri, e all’ansia che ne deriverà soprattutto in soggetti anziani, che pur di stare tranquilli saranno disposti a ingurgitare qualsiasi cosa per non correre rischi. Si va bene, abbassiamo pure la pressione sotto i tacchi pur di stare bene, ma se poi non mi reggo in piedi cosa dovrò fare? Prendere altre pasticche per potermi ripigliare? Lo so, può apparire semplicistico e un po’ d’ironia non guasta, ma non vi sembra che vi sia la volontà di porci in un vicolo cieco dal quale non ne usciremo certamente indenni?
Evidentemente 4 milioni di ipertesi in Italia e chissà quanti nel mondo non sono sufficienti. Il profitto non conosce soste, d’altra parte basta abbassare i valori e gli ipertesi diverranno il doppio o il triplo in un batter d’occhio. Si fa così a fare i conti sulla pelle della gente, continuamente illusa nella possibilità di guarire senza che si renda conto che l’asticella viene posta sempre più in alto. Semplice no? Infatti, la matematica non è certo una opinione.
L’interesse delle multinazionali è quello di avere malati e non persone sane, perché con quest’ultime non si guadagna nulla, visto che l’importante non è partecipare ma vincere la resistenza delle coscienze facendole divenire arrendevoli nei confronti dei colossi farmaceutici. Creare consapevolezza non è una priorità da parte di questi signori, anzi, non rientra nel loro dizionario del profitto.
Vedremo come andrà a finire, ma visto che questo mondo è sempre più inquinato da modalità aliene a questa umanità, la pressione, in questo caso, deve essere sempre molto alta, mentre dall’altra parte la resistenza deve essere sempre minore per favorire i loschi traffici che le multinazionali del farmaco ordiscono continuamente nei nostri confronti.
Mangiare meno, mangiare meglio e fare attività fisica, nella maggior parte dei casi, sono più che sufficienti, la chimica lasciamola a chi si comporta in maniera aliena, magari la vadano ad utilizzare sul loro pianeta d’origine senza dover esportare le loro insane abitudini nel nostro mondo.
Fonte: articolo di Michele Bocci pubblicato su la Repubblica il 13 settembre 2015