Viviamo in una specie di acquario pieno di piranha che si nutrono della nostra umanità spolpandola ad uso e consumo di una società sempre più aliena. Siamo ormai schiavi di un mondo tecnologico che, a parte qualche sacca di resistenza in grado di esprimere consapevolezza e discernimento, ha ormai abbattuto ogni barriera invadendo le nostre vite per succhiarle sino al midollo.
Le nostre vite devono essere palesi, nulla può essere nascosto, visto che tutto concorre affinché, da parte nostra, si lasci per strada brandelli della nostra esistenza. Siamo fotografati e filmati oltre misura, tutto può essere il contrario di tutto, e la rete, questa benedetta rete si muove a strascico, metti che qualche dato che ci riguarda non sia stato raccolto… ma credete che tutto questo sia fatto invano?
Certamente no, finendo, probabilmente, in una banca dati nella quale possono attingere coloro che vogliono governare le coscienze quindi, niente di meglio che “strappare informazioni”. In questo contesto mi sorge una riflessione, ma tutte quelle trasmissioni televisive e radiofoniche che chiedono agli utenti di raccontarsi, volendo sapere quella volta che ci siamo vergognati, oppure ci siamo sentiti importanti, invece di raccontare le nostre paure o quella cosa che fino a ora non l’abbiamo ancora raccontata a nessuno, che cosa rappresentano?
Il controllo delle coscienze non nasce certamente oggi, servono semplicemente informazioni che consentano di tarare gli strumenti utilizzati e noi? E l’umanità nel suo complesso cosa fa? Si adegua, preda delle proprie paure che ritiene funzionale trasformare in arroganza, facendo prevalere un quieto vivere che porterà allo spegnimento della vita. Tutto è un gioco, cosa volete che sia. Inutile preoccuparsi dunque, ma gli effetti che viviamo qualcosa vorranno pur dire. Qualcuno dovrà pur leggere questi segnali, perché una società analfabeta nel cuore è destinata a perire.
Rimaniamo umani imparando a leggere la vita con l’unico strumento in grado di farlo, la nostra anima.